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Kim Ren: Avvocato, Ingegnere e Progettista


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A Il Palmerino, l'artista canadese Kim Ren non si è rivelata ingegnere o avvocato (come potrebbe essere attraverso i suoi studi) , ma come una designer. Il periodo trascorso a Firenze le ha permesso di abbracciare pienamente un aspetto della sua identità che l'ha accompagnata fin dall'infanzia.  

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Da bambina, Kim amava creare oggetti con le sue mani: il suo primo ricordo risale al pomeriggio in cui cucì un cuscino per il tavolo da pranzo sotto la guida di sua madre. La gioia di quella piccola creazione rimase con lei e ben presto scoprì che lavorare con i tessuti era come imparare un'altra lingua, attraverso la quale poteva esprimere una creatività ineludibile. In seguito, attratta sia dal fascino per la risoluzione dei problemi sia dall'incoraggiamento dei suoi genitori, si è immersa prima nel rigore dell'ingegneria all'Università di Toronto e poi nel diritto alla McGill University. Nessuno dei due percorsi è stato una deviazione dalla sua creatività, ma piuttosto un altro modo di esplorare la fusione tra struttura, logica e immaginazione.

Ironia della sorte, è stato proprio nel mondo strutturato del diritto che Kim ha trovato il tempo per tornare alle sue radici artistiche. Ha iniziato a imparare da sola nuove tecniche di lavorazione delle fibre, fino a quando il ritmo dei punti è diventato una sorta di meditazione. Alcuni giorni lavorava a maglia per 16 ore, producendo e perfezionando allo stesso tempo. Quello che era iniziato come un passatempo si è presto rivelato qualcosa di più profondo: per Kim, disegnare maglieria è sia un mestiere che un ritorno alle origini. 

Kim non ha mai frequentato una scuola d'arte e lo considera un dono. Libera dal peso della pedagogia accademica, il suo processo segue un ritmo proprio, libero e istintivo. L'ispirazione arriva in luoghi inaspettati: raffinati giardini inglesi, la tavolozza cangiante del cielo serale, l'abito di una ballerina di flamenco sivigliana. Più di ogni altra cosa intorno a lei, Kim è guidata da vivide visioni di colori che esplodono nella sua mente, combinazioni così sorprendenti che la spingono a dar loro vita attraverso i suoi disegni. Per Kim, “selezionare i colori è un'arte in sé”. “Cerco di non intellettualizzare troppo”, spiega. “Riduco le idee a ciò che mi dà una gioia inspiegabile e intangibile”. 


Kim sente un legame speciale con l'Italia per il modo in cui la moda è un impegno e una ricerca, non un'opzione. Ammira stilisti come Roberto Cavalli, per i suoi modelli sgargianti e selvaggi, e Missoni, i cui capi in maglia erano iconici e innovativi. È commossa dalla venerazione che l'Italia nutre per l'artigianato, per le mani pazienti che danno forma alla bellezza.  Un esempio lampante di questo è il “cenciaiolo”, ovvero l'artigiano tradizionale che ricicla i tessuti, che Kim ha conosciuto durante il periodo in cui ha lavorato nel vicino centro tessile di Prato.


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A Palmerino, la comunità era tutto. Per la prima volta, si trovava tra artisti, condividendo storie, imparando i loro percorsi e intrecciando il suo in un mondo creativo. Un mondo reso possibile dalle visionarie Federica e Viola di Palmerino, simile a quello della precedente proprietaria, Vernon Lee, e di altre importanti figure creative fiorentine come Anna Banti e Roberto Longhi di Villa Bardini. Dopo Palmerino, Kim vuole costruire il tipo di vita artistica che ha assaporato qui: uno spazio dedicato allo studio, una comunità stimolante e la produzione di opere meno numerose ma più sperimentali. 

Il periodo trascorso da Kim qui l'ha aiutata a concepire nuovi percorsi per il suo viaggio nel mondo del design, che è diventato il fulcro della sua vita, un dialogo tra immaginazione ed espansione, e una celebrazione della passione per l'artigianato che l'ha sempre appagata. 

Scritto Da Lucie Vittoz

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