Mabel Dodge Luhan
- associazione68
- 6 giu
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 11 giu

Nata a Buffalo, negli Stati Uniti, Mabel Ganson, conosciuta come Mabel Dodge Luhan (1879–1962), fu una scrittrice e una figura di spicco delle avanguardie culturali su entrambe le sponde dell’Atlantico. Spesso paragonata ad Alma Mahler (nota come la vedova dei quattro arti), a George Sand o a Madame de Staël, è celebre anche per i suoi numerosi viaggi. Figura sfuggente, il suo motto, che usa come ex libris per segnare i propri libri, è un aforisma tratto dal poema Song of Myself di Walt Whitman :
“Do I contradict myself?
Very well, then, I contradict myself.
(I am large, I contain multitudes)”
Innamorata della libertà, la vita di Mabel Ganson è costellata di incontri, sia femminili che maschili, che segnano le tappe dei suoi viaggi. Sposata inizialmente con l’americano Karl Evans, fa un incontro decisivo nel 1904 con l’architetto bostoniano Edwin Dodge, a bordo di una nave diretta a Le Havre, in Francia. I due si sposano l’anno seguente e si stabiliscono a Villa Curonia, situata a Firenze, in Italia. Nelle sue Intimate Memories, scritte nel 1933, Mabel Dodge confida di aver voluto qualcosa di grande, anche per John, il figlio nato dal suo primo matrimonio :
“I wanted, now, a house with a husband in it, a father for John, and some kind of peace (…) I wanted space around me – an ampleur of sunny space – and no neighbors. Besides I wanted grandeur.”
Arroccata sulle alture di Arcetri, un quartiere dell’Oltrarno situato sulle colline a sud di Firenze, il lato nord della Villa offre una vista privilegiata sulla città e sui suoi simboli, in particolare la cupola della cattedrale di Santa Maria del Fiore, progettata nel XV secolo da Filippo Brunelleschi, e il campanile di Giotto, che prende il nome dal suo ideatore, Giotto di Bondone. La Villa stessa presenta un cortile interno a due piani, ispirato all’architettura brunelleschiana.
A proposito dei suoi primi tempi a Firenze, Mabel Dodge scrive :
“All I realize of it now is that I had turned to beauty. My thoughts were of a life made up of beautiful things, of art, of color, of noble forms, and of ideas and perceptions about these that had been waiting, asleep, within me.”
Se il salottino giallo di Villa Curonia è la stanza preferita da Mabel Dodge, in particolare per scrivere, i suoi ospiti - quasi tutti passati anche da Il Palmerino – preferiscono il Salone Grande. Bernard Berenson arrivò persino a dichiarare che le sue proporzioni erano “perfette”, mentre il pittore Jacques–Émile Blanche, anch’egli visitatore di Palmerino, approfittò della luce intensa del salone per realizzare un Ritratto di Mabel Dodge e di suo figlio John (1911), oggi conservato nelle collezioni della Albright–Knox Art Gallery di Buffalo, nello Stato di New York. Dal 1905 al 1912, anno della rottura con Edwin Dodge, Villa Curonia si rivelò un vero e proprio rifugio per intellettuali, scrittori, artisti ; un modello di colonia letteraria che Mabel Dodge proseguirà e perfezionerà una volta tornata a New York e, in seguito, a Taos, nel Nuovo Messico, dove si stabilirà a partire dal 1917.
Simbolo della “donna nuova” della Belle Époque, Mabel Dodge tocca la libertà nella sua accezione più piena e totale. Il suo desiderio di raggiungere l’Europa, e in particolare Firenze, è descritto nei suoi European Experiences come una sensazione di allungarsi tra due mondi, un desiderio che si avvicina a una volontà : quella di “toccare il fondo del mare.” Vicina all’assoluto descritto da Aragon nel suo romanzo del dopoguerra Aurélien, Mabel Dodge tenta due volte il suicidio, dopo il fallimento del suo secondo matrimonio e una relazione fugace con il suo autista. Sovversiva, legata per un certo tempo al giornalista e comunista John Reed, e amica dell’attivista anarchica Emma Goldman, Mabel Dodge è in parte nota in Italia per aver contribuito a definire una certa visione del giardino anglo–fiorentino, e per aver ispirato Bernard Berenson nella concezione di Villa I Tatti – il tutto senza mai sacrificare un’influenza all’altra. Secondo l’agronoma Elena Macellari, Edith Wharton considerava che questo equilibrio comportasse il rischio di un’anglicizzazione (o, in questo caso, di un’americanizzazione), come espresse in uno dei suoi seminari intitolato Italian Villas and Their Gardens. Questo equilibrio difficile è un modo, attraverso il motivo del giardino, per stabilire un ponte con Mabel Dodge stessa, che non si limitò a vivere a Firenze, ma cercò, se non in contrasto, almeno come una forma di prosecuzione, di portarla con sé. Scrisse : “I wasn’t the same person when I left Florence.”
Alan B.
Comments