top of page

Leonard Woolf

Aggiornamento: 3 giorni fa



Conosciuto per essere una figura dell'ombra, anzi, a volte la “stella nera” secondo l'espressione dell'epoca, Leonard Woolf (1880–1969) fu anche e soprattutto il fondatore delle celebri edizioni The Hogarth Press. Membro del Bloomsbury Group, scrittore e teorico politico, L. Woolf studiò all'Università di Cambridge. Lì frequentò Lytton Strachey, John Maynard Keynes, Clive Bell, ma anche Virginia Stephen, che sarebbe diventata sua moglie e della quale rimase il confidente più stretto. Come scrive Victoria Glendinning, biografa di Leonard, il giovane fu subito affascinato da Virginia al loro incontro; amava tutto di lei, dal “suo comportamento” al “suo spirito”, fino a “come parlava e si muoveva.”


Tuttavia, le vite di Leonard e Virginia non possono essere confuse come semplici sovrapposizioni. Mentre Virginia si suicidò nel 1941, Leonard morì solo quasi 30 anni dopo. In un articolo intitolato "Leonard Woolf’s quiet complexity", scritto per il New Yorker, Claire Messud, giornalista, descrive lo stoicismo che Leonard dimostrò. Sostenitore dell’espressione « nothing matters » fin dai suoi anni a Cambridge, come sorta di amuleto contro le avversità, la giornalista scrive:


“La sua vita è stata, in qualche modo, volutamente ordinaria: anche nel giorno della morte di Virginia, annotò nel suo diario la distanza totale percorsa dalla sua auto, più quella del giorno, e nel pomeriggio della cremazione di lei, andò a tagliarsi i capelli.”


Tuttavia, questo stoicismo non fu il corollario di una indifferenza. A differenza di figure odiate dalle femministe come Ted Hughes, marito della poetessa Sylvia Plath, Woolf rimane ampiamente apprezzato nei circoli letterari e militanti. Virginia stessa lo proclamava nell’ultima lettera indirizzata a Leonard: “If anybody could have saved me, it would have been you. Everything has gone from me but the certainty of your goodness.”


Quack Quack in politics (1935)
Quack Quack in politics (1935)

Se fu un marito affettuoso, Leonard fu anche un giornalista impegnato. Strenuo sostenitore della Società delle Nazioni, del socialismo democratico, e particolarmente vicino alla Fabian Society, Leonard non esitò a prendere la penna per denunciare l'ascesa del fascismo in un saggio intitolato Quack Quack in Politics (1935). Mettendo in parallelo fotografie di propaganda ufficiale di Mussolini con effigi di capi primitivi polinesiani, Woolf rinnova il linguaggio politico attraverso l'immagine (così come Virginia aveva usato fotografie nel suo saggio pacifista, Le Tre Ginneche). La statuetta, accuratamente scelta da Leonard, non agisce solo come una replica inquietante di Mussolini, ma come uno specchio ingrandito che rivela il carattere grottesco, primitivo, quasi pagano, del culto del leader. È anche, in qualche modo, per Woolf, un modo per ribaltare il punto di vista occidentale, mostrando che la fede e l’irrazionalità non sono esclusiva dei popoli colonizzati, ma anche il cuore pulsante del fascismo. Così, Leonard espone le strutture totemiche del potere mussoliniano e, con ciò, lo denaturalizza. Paragonato a una statuetta inanimata, la vera natura del potere del Duce appare fragile. Priva di contenuto e sostanza, poggia ora solo su “piccoli piedi di argilla.”


The Poet's eye (1926) di Vernon Lee , pubblicato da Leonard & Virginia Woolf presso The Hogarth Press
The Poet's eye (1926) di Vernon Lee , pubblicato da Leonard & Virginia Woolf presso The Hogarth Press

Se Leonard maneggiava con precisione l'ironia politica, rimase soprattutto un artigiano discreto (sebbene determinante) della vita letteraria inglese. Nel 1926, permise infatti la pubblicazione di un breve saggio di Vernon Lee, intitolato The Poet’s Eye, in riferimento a un verso di Shakespeare da Sogno di una notte di mezza estate (1595). Sostenendo anche Wordsworth, Keats e il canto dell'usignolo, Lee medita sulla sua incapacità di scrivere in versi, poi traccia una distinzione tra verso e prosa, e riflette su cosa faccia, precisamente, il poeta, ovvero, non una sensibilità unica, ma la manipolazione di una forma singolare. Se per Shakespeare, il poeta nomina il “vuoto aereo” per dargli forma, allora Leonard Woolf, poiché evoca, raccoglie e consente in qualità di editore, partecipa a questo gesto invocatorio. Un’impresa che vuole essere il simbolo di una parola sospesa, e di un amuleto che si rivelerà, alla fine, come Leonard, una stella nera: “nothing matters and everything matters.”


Alan B.

 
 
 

Comments


bottom of page