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IN VERNON LEE'S NAME

28 - 29 - 30 -31 Agosto 2022 Villa il Palmerino - Spazio Gada Firenze


Nella densa e frizzante aria di fine estate, come parte dell’Estate Fiorentina, il Palmerino ha ospitato il festival In Vernon Lee’s Name, una rassegna di eventi, balletti, proiezioni di film, laboratori e tavole rotonde, legati al testo The Ballet of the Nations (1915) della scrittrice inglese Vernon Lee. Il festival si è aperto la sera del 28 Agosto, con la proiezione di The Ballet of the Nations, film del 2019 di Impermanence Company, scritto e diretto da Roseanna Anderson e Joshua BenTovim, trasposizione sperimentale dell'omonimo testo, che tocca le corde della videoarte. Gli autori ed interpreti del film hanno condotto la serata, confrontandosi in dialogo con la produzione teatrale del medesimo testo, parallelamente inscenata al Palmerino, sempre nel 2019 e diretta da Angeliki Papoulia, con Alessio Montagnani ed Elisa Barucchieri.

La mattina seguente, una rosa di ospiti provenienti da discipline e background etnici e culturali diversi, ricostruisce in vari interventi la commistione di influenze arcaiche di Vernon Lee, ripercorrendone la storia dalle prime letture performative fino alle riscritture contemporanee come quella di Impermanence.



Nel pomeriggio, lo spazio GADA Playhouse, suggestiva chiesa sconsacrata, ha accolto il laboratorio di danza contemporanea a cura di Impermanence Company. Esercizi di movimento libero e linguaggio del corpo hanno introdotto l’esecuzione di una danza, frutto della creatività degli stessi partecipanti al workshop, che indirizzati dagli insegnanti si sono improvvisati coreografi reinterpretando le immagini originali del testo di Ballet of The Nations.

La sera del 30 Luglio, sul palco dell’anfiteatro del Palmerino, sono andati in scena "Solos", quattro assoli improvvisati sulle passioni umane. Impermanence è partita da una rielaborazione dei personaggi di Panico e Sospetto di The Ballet of the Nations per costruire un’intensa coreografia retta sulla dialettica tra attrazione e rigetto, conflitto e seduzione. Scanditi dagli interventi dell’evocativo Satana di Alessio Montagnani, i due ballerini che si sono inseguiti e respinti sul palco, e poi sul vasto prato della villa affacciato sulla veduta di Fiesole.

Per un grande finale di festival, Silvia Giordano, giovane coreografa italiana, indaga il pensiero estetico e psicologico di Vernon Lee, in relazione ai concetti di tempo, presenza e assenza. Video e testo guidano l’audience in un cammino interattivo tra gli ulivi, disseminato di oggetti scenici che rappresentano tracce della scrittrice. In un percorso coreografico che avviene nella nostra mente, tanto quanto davanti ai nostri occhi, avanziamo immersi in un tempo sincopato che converge nella commovente performance di Ginevra Mazzoni, inchiodandoci ad un vivo presente.

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