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ARTISTE

Donne artiste a Firenze: 1900-1950

22 settembre – 18 novembre 2018

Fondazione CR Firenze, Sala Espositiva

"Fillide Levasti Giorgi e Leonetta Cecchi Pieraccini sono figure centrali in questa mostra che mette in luce l'arte del periodo tra le due guerre, in una Firenze stretta tra le tendenze europee e la spinta al ritorno ai canoni tradizionali. Esse erano amiche fin dai tempi in cui erano allieve del macchiaiolo Giovanni Fattori e in seguito avrebbero coltivato relazioni con altre artiste le cui opere testimoniano l’intreccio di relazioni  e scelte stilistiche entro un variegato ventaglio di proposte e rimandi.", scrive Umberto Tombari, Presidente della Fondazione CR Firenze, co-organizzatore e ospite della mostra.

 

"Fillide Levasti lavorava verso un primitivismo intriso di un sottile senso caricaturale. Una “caricatura lirica” che connota le sue vedute urbane animate da figure che si muovono tra le cubature geometrie  dei palazzi e le prospettive arcaizzanti", scrive la co-curatrice Lucia Mannini. "Il suo sguardo curioso ha esplorato le brulicanti attività quotidiane, dando vita a quello che è diventato un repertorio vivace e incantevole di una Firenze perduta". Quanto a Leonetta Pieraccini Cecchi, "la ritrattistica era il genere che meglio esaltava il suo talento", dice la co-curatrice Chiara Toti, "soprattutto se abbinata a forme neo-cinquecentesco".

 

Nel suo saggio, "Questo non sembra fatto da una donna", pubblicato nel catalogo della mostra, Mannini mette in luce diverse opere degli altri artisti in mostra: "L'euforia fisica della maternità è una delle opere più emblematiche di Marisa Mori. I suoi viola e i suoi rossi sono intensi come il sentimento che cerca di trasmettere attraverso cerchi e spirali che forse derivano dalla sensazione vertiginosa di roteare nell'aria. Elisabeth Chaplin abbandona il fiammeggiante spettro cromatico radicato nella cultura post-impressionista che era stata a lungo coltivata a Firenze dagli artisti e dai collezionisti più esperti del suo tempo, e si allontana dalle tecniche della luce per esaltare il senso simbolista delle sue figure.

 

La ragazza con il mantello ne è un esempio supremo. La scultrice Evelyn Scarampi produsse opere essenziali in terracotta, bronzo, marmo o pietra che hanno un sapore arcaico, anche quando i soggetti resi abbandonano ogni senso di ascetismo e diventano più mondani, come in Ragazza con cappello, del 1935. L'austerità delle forme dipinte da Elena Salvaneschi vibra, in increspature di colore, applicate con ampie pennellate. Il suo lavoro, opaco come un affresco, ondeggia dentro un tessuto colorista controllato. Le sue forme assecondano i vigili osservatori della psicologia. La sua granitica Figura in bianco, sta esposta in un patetico auto-abbraccio; la figura afferra il suo vestito in stile conventuale con una grande mano

 

Curatori della mostra: Lucia Mannini e Chiara Toti

​​In collaborazione con Associazione Culturale Il Palmerino, Gabinetto GP Vieusseux, con il patrocinio del Consolato degli Stati Uniti d'America a Firenze

 

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